domenica 6 marzo 2016

Donne al centro: la Polizia contro la violenza sulle donne

Donne al centro: la Polizia contro la violenza sulle donne



 

Molti sostengono che la Giornata internazionale della donna, che si celebra l'8 marzo, sia solo un'inutile passerella, altri che andrebbe abolita per non rimarcare la differenza, la distanza dal genere maschile.
Noi pensiamo invece che questa ricorrenza serva per tenere accesi i riflettori sulle mille storie di violenze, abusi e discriminazioni che accadono in tutto il mondo, Italia compresa.
Ed è per questo che la Polizia di Stato ha organizzato oggi un convegno "La Polizia di Stato con le donne", ( guarda il video) al quale hanno partecipato i massimi vertici istituzionali ed esponenti della magistratura e del mondo giornalistico. Nell'incontro, che si è svolto a Roma alla Camera dei deputati, è stata tracciata l'evoluzione del ruolo della donna nella Polizia di Stato, dalla legge di riforma del Corpo del 1981 ad oggi, ed il determinante impegno dell'Istituzione a salvaguardia dell'universo femminile.
Nel suo intervento il capo della Polizia Alessandro Pansa ha detto che "Nella Pubblica Amministrazione il ruolo delle donne è riconosciuto e importante. In Polizia non esistono quote rosa o corsie preferenziali, le donne se lo devono guadagnare, e quando le donne arrivano a livelli apicali sono veramente brave, sono le migliori".
Per quanto riguarda la violenza sulle donne il prefetto Pansa ha aggiunto che "esiste un numero sommerso: il numero di denunce non corrisponde ai fatti reali. È un fenomeno che avviene spessissimo all'interno dei rapporti familiari e per noi diventa difficile intervenire".
E proprio oggi il capo della Polizia Alessandro Pansa ha lanciato gli hashtag #donnalcentro e #focusonwomen. Grazie ad una collaborazione stretta con le leghe calcio di serie A e B giocatori, arbitri e piccoli accompagnatori scenderanno in campo, prima del match, il 5 ed il 6 marzo, indossando magliette su cui saranno stampati i due hashtag.
La Polizia ha anche realizzato un video che è stato proiettato durante il convegno.
Piccolo gestI, atti dovuti contro tutte le violenze che si consumano nel silenzio e nell'indifferenza.
Lo dobbiamo ad Halima (un nome di fantasia), una donna tunisina che a Caltanissetta insieme alle sue tre figlie veniva maltrattata e pestata dal marito; solo la violenza sessuale sulla prima figlia, nata da un precedente matrimonio, ha convinto la donna a denunciare, giusto qualche giorno fa, quell'uomo indegno di appartenere al genere umano.
Lo dobbiamo anche a Saira (anche questo un nome di fantasia), una donna di trenta anni arrivata a Roma dal Pakistan dieci anni fa e che per tutto questo tempo sino a pochi giorni orsono, ha tollerato le violenze fisiche e psicologiche del marito, nel silenzio e nella paura di non poter mantenere, da sola, in un Paese straniero, i due figli piccoli.
Lo dobbiamo alla forza di queste donne che hanno trovato il coraggio di denunciare i loro persecutori e a tutte quelle Halima e Saira che abitano nelle nostre città e che ancora questo coraggio non lo hanno trovato.
Lo dobbiamo infine anche a tutti quegli operatori delle forze dell'ordine delle Onlus e ai volontari che quotidianamente, in silenzio, costruiscono con mattoni piccolissimi la casa della tolleranza e della giustizia per tutte le donne vittime della violenza.

mercoledì 7 ottobre 2015

Catania, mamma di 20 anni uccisa a coltellate

Catania, mamma di 20 anni uccisa a coltellate


 Ancora un femminicidio, questa volta in provincia di Catania. Una ragazza di vent’anni è stata uccisa a coltellate nella sua auto a Nicolosi. La vittima è Giordana Di Stefano. Il suo cadavere è stato ritrovato nell’Audi A2, proprietà della stessa donna, in via Monte Peluso. Sul suo corpo i segni di diversi colpi di arma da taglio. Negli anni scorsi la giovane aveva denunciato episodi di stalking. E proprio su questo aspetto si stanno concentrando le indagini degli inquirenti. Al vaglio eventuali collegamenti con l’omicidio. Sul posto carabinieri della compagnia di Paternò e del comando provinciale di  Catania. La vittima ha un figlio di pochi anni.
 La 20enne era parte lesa nella prima udienza preliminare per stalking scaturita da una sua denuncia del 3 ottobre 2013 contro l'ex convivente con il quale quattro anni fa aveva avuto una figlia. Da allora non aveva più segnalato minacce e non aveva neppure nominato un proprio avvocato.

Nell'esposto la giovane segnalava di avere ricevuto messaggi assillanti e degli appostamenti. Il procedimento è stato regolarmente incardinato ugualmente dalla procura di Catania che ha chiesto il rinvio a giudizio dell'imputato. La prima udienza si sarebbe dovuta tenere stamattina ma è stata rinviata perché il legale dell'imputato ha chiesto il ricorso a riti alternativi ipotizzando anche una bonaria risoluzione.

«Lui era geloso, ma non violento. Lei non aveva paura di lui e non riusciamo a credere che sia stato lui». Così alcune amiche di Giordana ricordano, davanti la caserma dei carabinieri di Nicolosi, la ventenne uccisa e il suo ex convivente, Luca Priolo, di 24 anni. «Lui in passato era stato denunciato da Giordana - ricordano Ester e Iole - ma perché non si rassegnava alla fine della loro storia. La seguiva continuamente. Ultimamente si erano riavvicinati ma la loro era una storia contrastata: si lasciavano e si rimettevano insieme spesso, fino a quando lei non ha voluto più». «Non ci credo che possa essere stato Luca - aggiunge un amico del 24enne, Igor Licari - lui voleva tornare con lei, le voleva bene. Ho provato a chiamarlo al cellulare ma è spento da tempo. Aveva comprato una Sim statunitense perché voleva andare a lavorare a New York».

I DATI – Ironia della sorte, proprio oggi sono stati diffusi, durante il convegno “Stalking: ossessione criminale”, alcuni dati sugli omicidi in Italia. Le cifre sono confortanti, anche se la cronaca di oggi sembra non confermarla. Nei primi sei mesi del 2015 in Italia si sono registrati 231 omicidi, il 9,41% in meno dello stesso periodo dell’anno passato; dei 231 omicidi, 74 hanno avuto vittime di sesso femminile, il 6,33% in meno. In calo, sempre nel primo semestre del 2015, anche gli atti persecutori, diminuiti del 21,30%. “La legge contro il femminicidio e la violenza di genere ha prodotto risultati eccellenti”, ha commentato il ministro dell’Interno Angelino Alfano.
http://www.catenaumana.it/catania-mamma-di-20-anni-uccisa-a-coltellate/

Scopre con un sms la relazione del marito con un’altra donna, lui la prende a cazzotti

Scopre con un sms la relazione del marito con un’altra donna, lui la prende a cazzotti: denunciato 33enne 

 Legge un messaggio dell’amante del marito, ma l’uomo invece di giustificarsi o, semplicemente di chiarire i suoi sentimenti, prende a cazzotti la moglie. La pretesa dell’uomo: quel rapporto extraconiugale doveva essere tollerato. Protagonista della violenza un uomo di 33 anni sul quale pende ora l’accusa di maltrattamenti contro familiari. A denunciare le violenze proprio la moglie, sposata con l’uomo da nove anni. Ma nell’ultimo periodo – il reato contestato è stato inquadrato nell’arco di un anno – i litigi tra i due sarebbero aumentati a dismisura. Spesso gli insulti dell’uomo erano tali da spaventare anche i figli piccoli, che correvano a nascondersi nelle proprie stanze. La donna era a conoscenza di una relazione extraconiugale del marito da almeno due anni. Ogni occasione – ha raccontato la donna – era buona per il marito per insultarla, non appena la stessa provava a fare rimostranze. Dopo l’ennesima richiesta di spiegazioni, ne scaturì una nuova aggressione, che costò alla moglie cinque giorni di prognosi in ospedale. Una volta guarita, la vittima prese con se i figli, scappando di casa, ma non prima di aver denunciato il marito.
http://www.retenews24.it/rtn24/campania/scopre-con-un-sms-la-relazione-del-marito-con-unaltra-donna-lui-la-prende-a-cazzotti-denunciato-33enne/ 

lunedì 5 ottobre 2015

Violenza sulle donne, picchiata perché non sa cucinare

Violenza sulle donne, si sposa per procura e va a vivere a Cuneo: picchiata perché non sa cucinare

È stata ripetutamente picchiata dal marito e dalla suocera perché, a loro dire, non sa cucinare e pulire bene la casa. Vittima una 19enne maghrebina che vive a Cuneo. La ragazza qualche sera fa è stata notata da una passante vagare da sola, presa dallo sconforto, nella centrale piazza Galimberti.
All'arrivo dei carabinieri ha raccontato la sua storia: dopo essersi sposata per procura con un connazionale 24enne che vive e lavora a Cuneo, in virtù di un matrimonio combinato tra le famiglie, ha raggiunto in Piemonte il marito mai visto prima. In casa con i coniugi vive anche la madre 50enne di lui. Qui sono cominciati i maltrattamenti e le offese. La ragazza è stata affidata un'associazione di volontariato che si occupa di assistenza a donne sole vittime di violenza, mentre nei confronti del marito e della suocera è scattata la denuncia per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali.http://www.huffingtonpost.it/2015/07/11/violenza-donne-picchiata-non-sa-cucinare_n_7775676.html

venerdì 2 ottobre 2015

Chiedere aiuto in modo silenzioso.

Chiedere aiuto in modo silenzioso. Perché non si ha la forza di reagire, o perché cause di forza maggiore impediscono di parlare. 
 Da oggi è possibile, grazie all’app Where are U, sviluppata dall’azienda lombarda AREU. L’applicazione permette di effettuare chiamate di emergenza semplicemente premendo il tasto relativo all’urgenza (medica, tecnica o di sicurezza). In questo modo, la richiesta viene inoltrata agli operatori del numero unico di emergenza europeo 112, che geolocalizzano la persona e intervengono tempestivamente. Un’idea utile per donne vittime di abusi, anziani soli, disabili in difficoltà. Disponibile sia per il sistema Android che iOS, Where are U è per adesso attiva solo in alcune province: Milano, Monza Brianza, Varese, Como, Lecco, Bergamo, Brescia, Sondrio, Mantova, Cremona, Lodi, Pavia.

Quando l’innovazione tecnologica diventa uno strumento per abbattere le barriere sociali mascherandosi dietro strani ma efficaci escamotage: chi avrebbe mai immaginato che sfregando una striscia depilatoria si potesse scoprire l’esistenza di un’App che salva la vita alle donne in pericolo? È accaduto a Istanbul, dove Vodafone ha lanciato un’App per combattere la violenza sulle donne. 
Negli ultimi mesi, in Turchia, il fenomeno della violenza sulle donne è aumentato esponenzialmente, registrando numeri sempre in crescita di donne vittime di omicidi, abusi e maltrattamenti. Un tema caldo e delicato, che media e istituzioni hanno preferito censurare preservando la cultura dell’impunità. Ma l’omicidio di Ozgecan Aslan, la ragazza turca di 22 anni stuprata, uccisa e data alla fiamme, ha costretto il Governo a intervenire con leggi più severe. La tutela delle donne rimane purtroppo una questione irrisolta: nonostante la Turchia sia uno dei pochi Stati mediorientali con un sistema legislativo all’avanguardia sul fronte dei diritti umani, secondo il Ministero delle politiche sociali l’89% delle donne vittime di abusi non espone denuncia per paura.
Da qui, l’iniziativa di Vodafone Turchia, che insieme a Y&R ISTANBUL ha ideato l’App per dar modo alle donne vittime di abusi e violenze di chiedere aiuto.

La Red Light Application

L’applicazione si chiama Red Light e ha volutamente l’aspetto di una torcia perché la prima barriera da abbattere è stata quella della vergogna e della paura di chiedere aiuto. Avere nel proprio smartphone l’icona di un’App del genere significa ammettere di essere vittima di violenze e come si può immaginare, nella maggior parte dei casi, si tratta invece di un argomento tabù.
L’icona dell’app è quella della classica torcia per smartphone ma le sue funzioni sono ben diverse. Chiedere aiuto è semplice e immediato e per dare l’allarme sono state previste due modalità, a seconda della situazione più o meno grave in cui si può trovare la vittima: con la prima è possibile chiamare i classici numeri d’emergenza; con la seconda, invece, attraverso la funzione Shake&Warn – che consiste nell’agitare per tre volte il cellulare – si inviano in automatico tre messaggi di testo preimpostati, ai contatti scelti dall’utente per chiedere aiuto ai conoscenti.

La campagna video su Internet

L’altro muro da abbattere è stato quello del silenzio e della censura. E come ha fatto Vodafone ad insinuarsi nelle maglie di una società non ancora pronta ad affrontare pubblicamente un tema così delicato? Ci ha pensato Y&R ISTANBUL che con l’ideazione di una campagna furba ed efficace, è riuscita a parlare alle donne bisognose d’aiuto e a stupire il mondo della comunicazione, tanto da aggiudicarsi il Silver nella categoria mobile, nella scorsa edizione dell’Eurobest Awards, il festival della creatività.
L’obiettivo della campagna era diffondere quanto più possibile il messaggio, raggiungendo un pubblico solo femminile, escludendo nella maniera più assoluta gli uomini. Come? Attraverso la diffusione di un video in Rete. Ma Internet è un mezzo di massa che in un caso del genere può rappresentare un’arma a doppio taglio, rischiando di essere talmente efficace nella diffusione del messaggio, da non essere in grado di rispettare la prima regola di questa campagna: non attirare l’attenzione del “nemico”.
Quale poteva essere allora il canale adatto a un pubblico solo femminile? I tutorial sulla bellezza. Come nel caso di una famosa blogger che mostra come acconciare i capelli per una serata elegante ed avere lo chignon perfetto: a un certo punto interrompe improvvisamente la performance e inizia ad illustrare il funzionamento dell’App, per fermarsi un’altra volta al termine della spiegazione e concludere il filmato fingendo nuovamente di parlare di bellezza al femminile.
https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=8162646715599893293#editor/target=post;postID=1435098353790694162


mercoledì 30 settembre 2015

Lecce, picchia la fidanzata 20enne perché non gli rivela la password per Facebook: arrestato

Il giovane, coetaneo della vittima, è accusato di lesioni, rapina impropria, danneggiamento aggravato e minacce. La polizia sta verificando se ci siano stati altri episodi analoghi in passato
 http://bari.repubblica.it/cronaca/2015/09/08/news/lecce_picchia_la_fidanzata_20enne_perche_non_gli_rivela_la_password_per_facebook_arrestato-122462345/?ref=search